sábado, 19 de julio de 2014

Stiamo attenti ai lacci del Diavolo!



‘Torniamo in noi dal laccio del Diavolo’. — 2 TIM. 2:26.
COME RISPONDERESTE?
Quale autoesame dobbiamo fare se tendiamo a essere indebitamente critici nei confronti degli altri?
In che modo gli esempi di Pietro e di Pilato ci aiutano a non cedere al timore e alle pressioni?
Come possiamo liberarci dei sensi di colpa eccessivi?
Il Diavolo non dà tregua ai servitori di Geova. Non è necessariamente intenzionato a ucciderli come chi pratica la caccia grossa fa con le sue prede. Il suo obiettivo principale è quello di prendere le sue prede vive e di servirsene per i suoi scopi. — Leggi 2 Timoteo2:24-26.
 Per catturare vive le sue prede un cacciatore può usare trappole di diverso tipo. Può cercare di far uscire l’animale allo scoperto in modo da catturarlo con un laccio, oppure può nascondere una trappola dotata di un meccanismo che la fa scattare, cogliendo l’animale di sorpresa. Anche il Diavolo ricorre a trappole simili per prendere vivi i servitori di Dio. Se non vogliamo farci catturare dobbiamo stare attenti a cogliere i segnali di pericolo che rivelano la presenza di uno dei lacci, o trappole, di Satana. Questo articolo spiegherà come possiamo difenderci da tre trappole che il Diavolo utilizza con un certo successo: (1) i discorsi sconsiderati, (2) il timore e le pressioni e (3) i sensi di colpa eccessivi. 

Il tremare davanti agli uomini è ciò che tende un laccio (Prov. 29:25)

Testigos de Jehová hostigados por su neutralidad política. Video:

SPEGNIAMO IL FUOCO DEI DISCORSI SCONSIDERATI
 Per stanare gli animali, a volte i cacciatori danno fuoco a un tratto di vegetazione; a quel punto catturano le prede che cercano di scappare. Metaforicamente parlando, il Diavolo vorrebbe appiccare un incendio nella congregazione cristiana. Se ci riuscisse, infatti, potrebbe spingerne i componenti ad abbandonare il loro rifugio sicuro, facendoli cadere nelle sue grinfie. Come potremmo involontariamente agevolarlo nel suo intento e farci intrappolare?
 Il discepolo Giacomo paragonò la lingua a un fuoco. (Leggi Giacomo 3:6-8). Se non controlliamo la lingua, potremmo per così dire appiccare un incendio nella congregazione. Come? Immaginiamo questa situazione: al termine di un’adunanza in cui è stata annunciata la nomina di una nuova pioniera regolare, due sorelle parlano della notizia. Una esprime la sua gioia e augura il meglio alla nuova pioniera; l’altra invece ne mette in dubbio le motivazioni e insinua che è semplicemente in cerca di prestigio. Quale di queste due sorelle vorremmo avere per amica? Non è difficile capire chi rischia maggiormente di provocare un incendio nella congregazione con i suoi discorsi.
 Come possiamo spegnere il fuoco delle parole sconsiderate? Gesù affermò: “Dall’abbondanza del cuore la bocca parla”. (Matt. 12:34) Perciò la prima cosa che dobbiamo fare è esaminare il nostro cuore. Combattiamo i sentimenti negativi che alimentano i discorsi deleteri? Per esempio, se veniamo a sapere che un fratello aspira a qualche privilegio di servizio, siamo pronti a credere che le sue ragioni siano pure o sospettiamo che agisca per tornaconto personale? Se tendiamo a essere critici, faremmo bene a ricordare che il Diavolo mise in dubbio le motivazioni di Giobbe, fedele servitore di Dio. (Giob. 1:9-11) Anziché nutrire sospetti nei confronti del nostro fratello, dovremmo cercare di capire perché abbiamo un’opinione negativa di lui. Ne abbiamo davvero motivo? O potrebbe darsi che il nostro cuore sia stato avvelenato dallo spirito poco amorevole così diffuso in questi ultimi giorni? — 2 Tim. 3:1-4.
 Esistono altre ragioni che potrebbero portarci a essere critici nei confronti degli altri. Ad esempio potrebbe trattarsi del desiderio di richiamare l’attenzione sui nostri meriti. In pratica sarebbe come se cercassimo di emergere sminuendo gli altri. O magari le nostre critiche sono un modo per giustificare il fatto che non facciamo quello che dovremmo. Che sia un problema di orgoglio, di invidia o di insicurezza, l’effetto è comunque distruttivo.
 Forse riteniamo che le nostre critiche nei confronti di una persona siano legittime. Può darsi che siamo stati feriti da qualche sua affermazione sconsiderata. Anche se le cose stessero così, rendere pan per focaccia non sarebbe la soluzione. Questo atteggiamento non farebbe che alimentare l’incendio, e sarebbe in armonia con la volontà del Diavolo, non con quella di Dio. (2 Tim. 2:26) A questo riguardo è bene che imitiamo l’esempio di Gesù. Quando fu oltraggiato “non rese oltraggio”. Al contrario, “continuò ad affidarsi a colui che giudica giustamente”. (1 Piet. 2:21-23) Gesù era sicuro che Geova avrebbe affrontato certe questioni nel modo e nel momento da Lui ritenuti più opportuni. Anche noi dovremmo avere la stessa fiducia in Dio. Quando usiamo la lingua per sanare, contribuiamo a proteggere l’“unificante vincolo della pace”. — Leggi Efesini 4:1-3.
SFUGGIAMO AL LACCIO DEL TIMORE E DELLE PRESSIONI
 Un animale preso al laccio perde la propria libertà di movimento. Analogamente, la persona che cede al timore e alle pressioni perde almeno in parte il controllo della propria vita. (Leggi Proverbi 29:25). Prendiamo in esame l’esempio di due uomini, molto diversi fra loro, che cedettero alle pressioni e al timore, e vediamo cosa possiamo imparare.
 Il procuratore romano Ponzio Pilato sapeva che Gesù era innocente e a quanto pare non intendeva punirlo; infatti disse che Gesù non aveva fatto ‘nulla che meritasse la morte’. Eppure lo condannò alla pena capitale. Perché? Perché cedette alle richieste pressanti della folla. (Luca 23:15, 21-25) “Se liberi quest’uomo, non sei amico di Cesare”, gridavano gli avversari di Gesù, facendo pressione su Pilato per indurlo ad acconsentire alle loro pretese. (Giov. 19:12) È possibile che Pilato temesse di perdere la propria posizione — se non addirittura la vita — se avesse difeso Cristo. Così si fece indurre a fare la volontà del Diavolo.
 L’apostolo Pietro era tra gli amici più intimi di Gesù, e dichiarò pubblicamente che questi era il Messia. (Matt. 16:16) Allorché altri discepoli non capirono il significato di alcune affermazioni di Gesù e lo abbandonarono, lui gli rimase leale. (Giov. 6:66-69) Quando poi i nemici vennero ad arrestare il suo Signore, Pietro ricorse alla spada per difenderlo. (Giov. 18:10, 11) Eppure poco dopo si fece sopraffare dalla paura fino al punto di negare di conoscerlo. Per un breve momento l’apostolo cadde nel laccio del timore dell’uomo, e questo gli impedì di comportarsi con coraggio. — Matt. 26:74, 75.
 Noi cristiani dobbiamo resistere alle pressioni volte a farci fare cose che dispiacerebbero a Dio. Può darsi che il nostro datore di lavoro tenti di costringerci a fare qualcosa di disonesto; altri potrebbero cercare di indurci a commettere immoralità sessuale. Chi va a scuola deve vedersela con i compagni che vorrebbero convincerlo a copiare, guardare materiale pornografico, fumare, fare uso di droga, eccedere con l’alcol o adottare una condotta errata in campo sessuale. Quando qualcuno vorrebbe indurci a dispiacere a Geova, cosa può aiutarci a sfuggire al laccio del timore e delle pressioni?
 Vediamo cosa ci insegnano gli esempi di Pilato e di Pietro. Pilato non sapeva molto di Cristo, ma era sicuro che era innocente e si rendeva conto che si trattava di una persona fuori dal comune. Tuttavia a Pilato mancavano umiltà e amore per il vero Dio. Il Diavolo non ebbe difficoltà a farne una sua preda. Pietro aveva sia accurata conoscenza che amore per Geova. Talvolta, però, difettava di modestia, si faceva prendere dal timore e cedeva alle pressioni. Prima dell’arresto di Gesù, l’apostolo aveva affermato immodestamente: “Anche se tutti gli altri inciamperanno, io non inciamperò”. (Mar. 14:29) Sarebbe stato più preparato ad affrontare le prove che lo attendevano se avesse adottato lo stesso punto di vista del salmista, che aveva riposto la propria fiducia in Dio e aveva scritto: “Geova è al mio fianco; non temerò. Che mi può fare l’uomo terreno?” (Sal. 118:6) L’ultima notte che trascorse sulla terra, Gesù prese con sé Pietro e altri due apostoli e si addentrò nel giardino di Getsemani. Poi, però, invece di rimanere desti Pietro e i suoi compagni si addormentarono. Gesù li svegliò e disse loro: “Vigilate e pregate, per non entrare in tentazione”. (Mar. 14:38) Ma Pietro si riaddormentò, e poco dopo non seppe resistere al timore e alle pressioni.
 Pilato e Pietro ci insegnano un’importantissima lezione: per resistere alle pressioni è necessario avere accurata conoscenza, essere umili e modesti, amare Dio e avere timore di lui e non dell’uomo. Se la nostra fede si fonda sull’accurata conoscenza, parleremo di ciò in cui crediamo con coraggio e convinzione. Questo ci aiuterà a non cedere alle pressioni e a vincere il timore dell’uomo. Ovviamente non dobbiamo mai commettere l’errore di sopravvalutare le nostre forze. Piuttosto dobbiamo riconoscere umilmente che, per resistere alle pressioni, abbiamo bisogno della potenza di Dio. Dobbiamo chiedere a Geova il suo spirito; inoltre, l’amore nei suoi confronti ci spingerà a difendere il suo nome e sostenere le sue norme. Oltre a ciò, dobbiamo prepararci a resistere alle pressioni prima che queste si presentino. Ad esempio, preparandosi in anticipo e pregando, i nostri figli sapranno come comportarsi quando i loro coetanei cercheranno di indurli a fare qualcosa di sbagliato. — 2 Cor. 13:7.*
EVITIAMO LA TRAPPOLA CHE ABBATTE: I SENSI DI COLPAECCESSIVI
 Un altro tipo di trappola consiste in un masso o in un tronco sospeso al di sopra di un sentiero percorso di frequente dalla preda. L’animale, ignaro, urta il congegno che fa scattare la trappola e il masso, o il tronco, gli precipita addosso schiacciandolo. I sensi di colpa eccessivi si possono paragonare a un grosso peso che ci schiaccia. Magari quando ripensiamo a un errore commesso in passato ci sentiamo ‘affranti in misura estrema’.(Leggi Salmo 38:3-5, 8). Satana vorrebbe che ci sentissimo indegni della misericordia di Geova o incapaci di essere all’altezza delle norme divine.
 Come possiamo evitare la trappola che abbatte? Se abbiamo commesso un peccato grave, dobbiamo agire immediatamente per ristabilire la nostra amicizia con Geova. Rivolgiamoci agli anziani e chiediamo il loro aiuto. (Giac. 5:14-16) Facciamo il possibile per rimediare all’errore. (2 Cor. 7:11) Se veniamo disciplinati, non scoraggiamoci: la disciplina è un segno inequivocabile dell’amore di Geova. (Ebr. 12:6) Dobbiamo essere risoluti a non ripercorrere il cammino che ci ha portato a peccare, e dobbiamo agire in base a questa decisione. Una volta che ci siamo pentiti e abbiamo ricominciato a fare ciò che è giusto, dobbiamo avere fede nel fatto che il sacrificio di riscatto di Gesù Cristo può davvero coprire i nostri errori. — 1 Giov. 4:9, 14.
 Alcuni continuano a sentirsi in colpa per peccati che in realtà sono stati perdonati. Se questo è il nostro caso, non dimentichiamo che Geova ha perdonato Pietro e gli altri apostoli, che avevano abbandonato il Suo diletto Figlio nel momento di maggior bisogno. Geova ha anche perdonato l’uomo che era stato espulso dalla congregazione di Corinto per scioccante immoralità ma che poi si era pentito. (1 Cor. 5:1-5; 2 Cor. 2:6-8) La Parola di Dio narra di persone che commisero peccati gravissimi ma si pentirono e furono perdonate da Dio. — 2 Cron. 33:2, 10-13; 1 Cor. 6:9-11.
 Se siamo davvero pentiti e accettiamo la sua misericordia, Geova perdonerà e dimenticherà i nostri errori passati. Sbaglieremmo a pensare che il sacrificio di riscatto di Gesù non possa coprire i nostri peccati; in questo modo cadremmo vittime di uno dei lacci di Satana. Contrariamente a quanto lui vorrebbe farci credere, il riscatto può coprire i peccati di tutti coloro che sono pentiti. (Prov. 24:16) La fede nel riscatto può liberarci dal fardello dei sensi di colpa eccessivi e darci la forza di servire Dio con tutto il cuore, l’anima e la mente. — Matt. 22:37.
NON IGNORIAMO I DISEGNI DI SATANA
 A Satana non importa in quale trappola cadiamo, purché ci facciamo catturare. Ma poiché non ignoriamo i suoi disegni, possiamo evitare di farci sopraffare. (2 Cor. 2:10, 11) Pregando di avere la saggezza necessaria per affrontare le nostre prove sfuggiremo ai suoi lacci. “Se qualcuno di voi manca di sapienza”, scrisse Giacomo, “continui a chiederla a Dio, poiché egli dà generosamente a tutti e senza biasimare; ed essa gli sarà data”. (Giac. 1:5) Dobbiamo poi agire in armonia con le nostre preghiere studiando regolarmente la Parola di Dio a livello personale e mettendone in pratica i princìpi. Gli strumenti per lo studio della Bibbia forniti dalla classe dello schiavo fedele e discreto ci aiutano a riconoscere le trappole del Diavolo e ad evitarle.
 La preghiera e lo studio della Bibbia ci fanno amare ciò che è bene; è ugualmente importante, però, che coltiviamo l’odio per ciò che è male. (Sal. 97:10) Riflettere sulle possibili conseguenze può aiutarci a non cedere ai nostri desideri egoistici. (Giac. 1:14, 15) Se impareremo a odiare ciò che è male e ad amare veramente ciò che è bene, le esche che Satana mette nelle sue trappole non ci attireranno affatto; al contrario, le troveremo ripugnanti.
 Siamo davvero riconoscenti per l’aiuto di Dio, grazie al quale non siamo sopraffatti da Satana! Mediante il suo spirito, la sua Parola e la sua organizzazione Geova ci libera “dal malvagio”. (Matt. 6:13) Nel prossimo articolo vedremo come possiamo evitare altre due trappole di cui Satana si serve per catturare i servitori di Dio.

‘Stiamo fermi’ ed evitiamo le trappole di Satana!
‘Stiamo fermi contro le macchinazioni del Diavolo’. — EFES. 6:11.
COME RISPONDERESTE?
Come può un servitore di Geova evitare di cadere nella trappola del materialismo?
Cosa aiuterà un cristiano sposato a non cadere nella “fossa” dell’adulterio?
Perché pensate che sia bene opporsi in modo risoluto al materialismo e all’immoralità sessuale?
Satana il Diavolo odia gli esseri umani, specialmente quelli che servono Geova. Infatti sta facendo guerra all’unto rimanente. (Riv. 12:17) Questi coraggiosi cristiani guidano la moderna opera di predicazione del Regno e lo smascherano quale governante di questo mondo. Il Diavolo odia anche le “altre pecore” che sostengono gli unti e hanno la speranza della vita eterna, una prospettiva che lui non ha più. (Giov. 10:16) Non sorprende che sia adirato! Che la nostra speranza sia celeste o terrena, Satana di sicuro non ha a cuore il nostro benessere. Il suo obiettivo è quello di farci diventare sue vittime. — 1 Piet. 5:8.
 Per raggiungere i suoi scopi Satana si serve di diverse trappole, o lacci. Dato che “ha accecato le menti” degli increduli, questi ultimi non accettano la buona notizia e non sono in grado di vedere le sue trappole. Ma il Diavolo riesce a catturare anche alcuni che hanno accolto il messaggio del Regno. (2 Cor. 4:3, 4) Nell’articolo precedente abbiamo visto come possiamo evitare tre trappole di Satana: (1) i discorsi sconsiderati, (2) il timore e le pressioni e (3) i sensi di colpa eccessivi. Vediamo ora come possiamo stare fermi di fronte ad altre due trappole o lacci satanici: il materialismo e la tentazione di commettere adulterio.
IL MATERIALISMO: LA TRAPPOLA CHE SOFFOCA
 In una delle sue parabole Gesù parlò del seme piantato fra le spine. Spiegò che un uomo può udire il messaggio, “ma l’ansietà di questo sistema di cose e il potere ingannatore delle ricchezze soffocano la parola, ed egli diviene infruttuoso”. (Matt. 13:22) Proprio così, il materialismo è una trappola utilizzata dal nostro nemico Satana.
 Sono due i fattori che, messi insieme, “soffocano la parola”. Uno è “l’ansietà di questosistema di cose”. Nei “tempi difficili” in cui viviamo sono molti i problemi che possono renderci ansiosi. (2 Tim. 3:1) Col costo della vita sempre più alto e la crescente disoccupazione far quadrare il bilancio può essere difficile. Forse ci preoccupa il futuro e magari ci chiediamo se avremo un reddito sufficiente dopo essere andati in pensione. Queste ansietà hanno indotto alcuni a ricercare le ricchezze pensando che il denaro garantisca la sicurezza.
 L’altro fattore menzionato da Gesù che, insieme all’ansietà, può soffocare la parola è “ilpotere ingannatore delle ricchezze”. La Bibbia riconosce che “il denaro è per una protezione”. (Eccl. 7:12) Tuttavia, cercare di diventare ricchi non è saggio. Molti si sono resi conto del fatto che più cercano di accumulare beni, più rimangono intrappolati nel materialismo. Alcuni sono addirittura diventati schiavi della ricchezza. — Matt. 6:24.
 Il desiderio di ricchezza può nascere senza che ce ne rendiamo conto. Per esempio, immaginiamo che il nostro datore di lavoro ci dica: “Buone notizie: l’azienda si è aggiudicata un grosso appalto. Questo significa che nei prossimi mesi ci saranno parecchi straordinari da fare. Ma ti posso assicurare che la retribuzione sarà più che adeguata”. Come reagiremmo a un’offerta simile? Naturalmente, quella di provvedere materialmente alla famiglia è una seria responsabilità, ma non è l’unica responsabilità che abbiamo. (1 Tim. 5:8) Ci sono molte altre cose di cui tener conto. Quanti straordinari occorrerà fare? Il lavoro interferirà con le attività spirituali, come le adunanze e l’adorazione in famiglia?
 Nel prendere una decisione, a cosa daremmo maggiore importanza: all’effetto che gli straordinari avrebbero sul conto in banca o a quello che potrebbero avere sulla nostra spiritualità? Il desiderio di guadagnare più soldi potrebbe indurci a non mettere più gli interessi del Regno al primo posto nella vita? Riusciamo a capire come potrebbe influire su di noi il materialismo se dovessimo trascurare la nostra salute spirituale e quella della nostra famiglia? Se è proprio questo che ci sta accadendo, come possiamo ‘stare fermi’ ed evitare di essere soffocati dal materialismo? — Leggi 1 Timoteo 6:9, 10.
 Per evitare di finire strangolati dal materialismo dobbiamo analizzare periodicamente la vita che stiamo conducendo. Non vorremmo mai essere come Esaù, che con le sue azioni dimostrò di disprezzare le cose spirituali. (Gen. 25:34; Ebr. 12:16) E di certo non dovremmo essere come l’uomo ricco che fu invitato da Gesù a vendere i suoi averi, a dare il ricavato ai poveri e a seguirlo. Invece di farlo, “se ne andò addolorato, poiché possedeva molti beni”. (Matt. 19:21, 22) Per quell’uomo i suoi averi si rivelarono una trappola: perse l’enorme privilegio di diventare un seguace del più grande uomo che sia mai esistito. Facciamo attenzione a non perdere il privilegio di essere discepoli di Gesù Cristo.
 Per evitare di essere eccessivamente preoccupati per le cose materiali, dobbiamo prestare ascolto all’esortazione di Gesù: “Non siate mai ansiosi, dicendo: ‘Che mangeremo?’ o: ‘Che berremo?’ o: ‘Che indosseremo?’ Poiché tutte queste sono le cose che le nazioni cercano ansiosamente. Infatti il vostro Padre celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose”. — Matt. 6:31, 32; Luca 21:34, 35.
 Anziché cadere vittime del “potere ingannatore delle ricchezze”, sforziamoci di adottare il punto di vista dello scrittore biblico Agur, che dichiarò: “Dammi quel che è necessario per vivere, senza farmi né ricco né povero”. (Prov. 30:8Parola del Signore) È evidente che Agur era consapevole sia dell’utilità del denaro che del potere ingannatore delle ricchezze. Dobbiamo riconoscere che l’ansietà di questo sistema di cose e il potere ingannatore delle ricchezze possono portarci alla rovina spirituale. Preoccuparsi eccessivamente per le cose materiali può far sprecare tempo, assorbire energie e soffocare il desiderio di mettere gli interessi del Regno al primo posto nella vita. Pertanto, facciamo di tutto per non cadere nella trappola satanica del materialismo! — Leggi Ebrei13:5.
L’ADULTERIO: UNA “FOSSA” BEN CAMUFFATA
 Quando vogliono catturare un animale di grossa taglia, a volte i cacciatori scavano una fossa lungo un sentiero che la preda percorre di frequente, camuffandola poi con rametti e terra. Una delle tentazioni di cui Satana si serve con più successo ricorda questo tipo di trappola: si tratta del peccato dell’immoralità. (Prov. 22:14; 23:27) Parecchi cristiani sono caduti in tale fossa facendosi coinvolgere in situazioni in cui è fin troppo facile violare i princìpi biblici. Alcuni cristiani sposati hanno finito per commettere adulterio dopo aver stretto un legame sentimentale illecito.
 Una relazione di questo tipo potrebbe nascere sul posto di lavoro. Secondo una ricerca, più della metà delle donne e quasi tre quarti degli uomini che avevano commesso adulterio lo avevano fatto con un collega o una collega. Il nostro lavoro richiede che stiamo insieme a persone dell’altro sesso? Se sì, in che rapporti siamo con loro? Abbiamo messo dei paletti in modo da mantenere il rapporto su un piano professionale e impedirgli di trasformarsi in qualcos’altro? Prendiamo ad esempio il caso di una sorella che intrattiene spesso delle conversazioni con un collega e permette che fra loro si crei una certa complicità, finendo col parlargli dei propri problemi coniugali. O forse un fratello stringe amicizia con una collega e pensa: “Lei sì che dà peso alle mie opinioni e mi ascolta veramente. Mi fa sentire apprezzato. Magari mi trattasse così mia moglie!” Ci rendiamo conto che un cristiano in una situazione del genere rischia di commettere adulterio?
 Un legame sentimentale illecito potrebbe nascere anche nella congregazione. La seguente vicenda, realmente accaduta, ne è un esempio. Daniel e sua moglie Sarah*erano pionieri regolari. Daniel era sempre disponibile, “uno di quegli anziani che non dicono mai di no”, per dirla con le sue parole. Accettava con entusiasmo qualsiasi privilegio gli venisse offerto. Conduceva anche cinque studi biblici con altrettanti uomini, tre dei quali si battezzarono. Questi nuovi fratelli avevano molto bisogno di essere seguiti, e quando Daniel era impegnato in qualche altra attività teocratica spesso era Sarah a occuparsene. Ben presto si creò un circolo vizioso: i nuovi fratelli avevano bisogno di sostegno emotivo e lo ricevevano da Sarah. Ma anche Sarah aveva bisogno di attenzioni, ed erano loro a dargliele. Questa situazione si rivelò una trappola micidiale. “Per mesi mia moglie aveva sempre e solo dato e questo l’aveva svuotata dal punto di vista spirituale ed emotivo”, dice Daniel, “senza contare che io l’avevo trascurata. Il risultato fu disastroso. Mia moglie commise adulterio con uno dei miei ex studenti. Si era indebolita spiritualmente e io, benché ce l’avessi sotto gli occhi, non me n’ero neanche accorto perché ero troppo preso da tutti i miei privilegi”. Come si può evitare una simile tragedia?
 Per evitare la trappola dell’adulterio occorre riflettere seriamente sull’impegno che si è assunto con il matrimonio. Gesù disse: “Quello che Dio ha aggiogato insieme l’uomo non lo separi”. (Matt. 19:6) Non dovremmo mai pensare che i privilegi teocratici siano più importanti del nostro coniuge. Inoltre, se ci capita spesso di stare lontani da nostra moglie o da nostro marito per attività non essenziali, questo può significare che c’è qualche problema nel matrimonio. Potremmo essere esposti a tentazioni e arrivare a commettere un peccato grave.
 Naturalmente se siamo anziani dobbiamo prenderci cura del gregge. L’apostolo Pietro scrisse: “Pascete il gregge di Dio affidato alla vostra cura, non per forza, ma volontariamente, né per amore di guadagno disonesto, ma premurosamente”. (1 Piet. 5:2) È ovvio che i componenti della congregazione affidati alla nostra cura non vanno ignorati. Tuttavia non possiamo svolgere il ruolo di pastori a spese del nostro ruolo di mariti. Sarebbe inutile, anzi pericoloso, concentrare tutta la nostra attenzione sui componenti della congregazione e trascurare nostra moglie. Daniel afferma: “Nella vita i privilegi non sono tutto: non ci si può preoccupare solo di questi a scapito della famiglia”.
 Sono stati pubblicati molti buoni consigli nella Torre di Guardia e in Svegliatevi! per aiutare i cristiani sposati a non cadere nella trappola dell’adulterio. Per esempio, La Torredi Guardia del 15 settembre 2006 diceva quanto segue: “Sia sul luogo di lavoro che altrove, state attenti alle situazioni che potrebbero incoraggiare l’intimità. Ad esempio, facendo straordinario a stretto contatto con una persona dell’altro sesso ci si può facilmente esporre alla tentazione. Se siete sposati, il vostro modo di esprimervi e di comportarvi dovrebbe rendere chiaro che non siete disponibili a nessuna avventura. Dal momento che perseguite la santa devozione, di certo non vorrete attirare indebite attenzioni civettando, facendo i galanti oppure adottando un abbigliamento o un look immodesti. . . . Avere sul posto di lavoro foto del coniuge e dei figli aiuterà sia voi che gli altri a ricordare che avete dei valori. Siate decisi a non incoraggiare mai, e nemmeno a tollerare, indebite attenzioni da parte di altri”.
 L’articolo intitolato “Fedeltà coniugale: Cosa vuol dire veramente?”, pubblicato inSvegliatevi! dell’aprile 2009, metteva in guardia dall’indugiare in fantasie sessuali su qualcuno che non è il proprio coniuge. L’articolo spiegava che fantasie di questo tipo aumentano le probabilità di commettere adulterio. (Giac. 1:14, 15) Se siamo sposati, sarebbe saggio ripassare di tanto in tanto queste informazioni come coppia. Il matrimonio è una disposizione stabilita da Geova stesso, ed è sacro. Riservare del tempo per parlare col coniuge della propria vita matrimoniale è un eccellente modo di dimostrare che si apprezzano le cose sacre. — Gen. 2:21-24.
 Se siamo tentati di iniziare una relazione sentimentale illecita, riflettiamo sulle conseguenze dannose della fornicazione e dell’adulterio. (Prov. 7:22, 23; Gal. 6:7) Chi commette immoralità arreca dispiacere a Geova e danneggia sia il coniuge che se stesso.(Leggi Malachia 2:13, 14). D’altra parte, pensiamo ai benefìci di cui godono coloro che mantengono una condotta casta. Non solo hanno la speranza di vivere per sempre, ma sin d’ora vivono la migliore vita possibile e hanno la coscienza pulita. — Leggi Proverbi3:1, 2.
 Il salmista cantò a Geova: “Abbondante pace appartiene a quelli che amano la tua legge, e per loro non c’è pietra d’inciampo”. (Sal. 119:165) Pertanto, amiamo la verità e ‘guardiamo accortamente che il modo in cui camminiamo non sia da insensati ma da saggi’ in questi tempi malvagi. (Efes. 5:15, 16) Sono molte le trappole tese da Satana per catturare i veri adoratori di Dio. Ma noi siamo equipaggiati per difenderci: Geova ci ha dato tutto ciò che ci serve per “star fermi” e “spegnere tutti i dardi infuocati del malvagio”! — Efes. 6:11, 16.


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