sábado, 9 de agosto de 2014

Saluto alla bandiera, voto e servizio civile


Saluto alla bandiera. Per i testimoni di Geova inchinarsi davanti a una bandiera o salutarla, in genere mentre viene suonato l’inno nazionale, è un atto religioso con il quale si attribuisce salvezza non a Dio ma allo Stato o ai suoi capi. (Isaia 43:11; 1 Corinti 10:14; 1 Giovanni 5:21) Pensiamo ad esempio a Nabucodonosor, re dell’antica Babilonia. Per ostentare la sua maestà e il suo fervore religioso, quel potente monarca eresse una grande immagine e ingiunse ai suoi sudditi di inchinarsi davanti a essa mentre veniva suonata della musica, una sorta di inno. Tuttavia tre ebrei, Sadrac, Mesac e Abednego, rifiutarono di inchinarsi davanti all’immagine, rischiando persino la vita. — Daniele, capitolo 3.
In epoca moderna “il principale simbolo di fede e oggetto di culto del nazionalismo è la bandiera”, scrisse lo storico Carlton Hayes. “Gli uomini si tolgono il cappello al passaggio della bandiera, e in suo onore poeti compongono odi e ragazzi cantano inni”. Hayes aggiunse che il nazionalismo ha le sue “festività”, come il 4 luglio negli Stati Uniti, nonché i suoi “santi ed eroi” e i suoi “templi”, o sacrari. Durante una cerimonia pubblica in Brasile il capo delle forze armate affermò: “La bandiera viene adorata e venerata . . . come viene adorata la Patria”. “La bandiera, come la croce, è sacra”, osservava l’EncyclopediaAmericana.
In un’edizione più recente la stessa enciclopedia afferma che gli inni nazionali “sono espressioni di patriottismo e spesso includono invocazioni a Dio perché guidi e protegga il popolo o i suoi governanti”. Pertanto non è irragionevole da parte dei testimoni di Geova attribuire un carattere religioso alle cerimonie patriottiche in cui si saluta la bandiera e si intona l’inno nazionale. In effetti, commentando il rifiuto dei figli dei testimoni di Geova iscritti alle scuole statunitensi di rendere omaggio alla bandiera o giurare fedeltà allo Stato, un libro affermava: “Che questi riti quotidiani siano religiosi è stato alla fine affermato dalla Corte Suprema in una serie di cause”. — The American Character.
Ovviamente, pur non partecipando a cerimonie che ritengono antiscritturali, i servitori di Geova rispettano il diritto degli altri di farlo. Rispettano anche la bandiera come simbolo nazionale e riconoscono i governi debitamente costituiti come “autorità superiori” che servono in qualità di “ministro di Dio”. (Romani 13:1-4) I testimoni di Geova danno ascolto all’esortazione di pregare “riguardo a re e a tutti quelli che sono altolocati”, ma lo fanno per poter continuare a “condurre una vita calma e quieta con piena santa devozione e serietà”. — 1 Timoteo 2:2.



Voto alle elezioni politiche. I veri cristiani rispettano il diritto altrui di votare. Non fanno campagne astensionistiche, e cooperano con le autorità che vengono elette. Tuttavia rimangono risolutamente neutrali negli affari politici delle nazioni. (Matteo 22:21; 1 Pietro 3:16) Ma cosa dovrebbe fare un cristiano in un paese in cui è obbligatorio andare a votare o in una situazione in cui c’è forte ostilità nei confronti di chi non lo fa? In tali circostanze, ricordando che Sadrac, Mesac e Abednego si recarono nella pianura di Dura, un cristiano la cui coscienza glielo permette potrebbe decidere di recarsi alle urne. Tuttavia starà attento a non violare la sua neutralità. Dovrà tenere presenti i seguenti sei princìpi:
 1. I seguaci di Gesù ‘non fanno parte del mondo’. — Giovanni 15:19.
 2. I cristiani rappresentano Cristo e il suo Regno. — Giovanni 18:36; 2 Corinti 5:20.
 3. Nella congregazione cristiana c’è unità di pensiero e i suoi componenti sono legati gli uni agli altri da un amore simile a quello di Cristo. — 1 Corinti 1:10; Colossesi 3:14.
 4. Chi elegge un certo rappresentante condivide la responsabilità di ciò che questi farà. — Notate i princìpi alla base delle parole riportate in 1 Samuele 8:5, 10-18 e 1 Timoteo 5:22.
 5. Geova considerò il desiderio di Israele di avere un re umano come un segno che avevano rigettato Lui. — 1 Samuele 8:7.
 6. I cristiani devono avere libertà di parola quando parlano del Regno di Dio a persone di ogni convinzione politica. — Matteo 24:14; 28:19, 20; Ebrei 10:35.
Servizio civile. In alcuni paesi lo Stato esige che chi rifiuta di compiere il servizio militare svolga per un certo periodo qualche forma di servizio civile. Chi si trova in una simile circostanza dovrebbe pregare al riguardo, parlarne magari con un cristiano maturo e, dopo aver raccolto sufficienti informazioni, prendere una decisione guidata dalla coscienza. — Proverbi 2:1-5; Filippesi 4:5.
La Parola di Dio ci dice “di essere ubbidienti ai governi e alle autorità come governanti, di essere pronti per ogni opera buona, . . . di essere ragionevoli”. (Tito 3:1, 2) Tenendo presente questo potremmo chiederci: ‘Accettando di svolgere questo servizio civile violerei la mia neutralità cristiana o sarei coinvolto nelle attività della falsa religione?’ (Michea 4:3, 5; 2 Corinti 6:16, 17) ‘Questo servizio mi renderebbe difficile o addirittura impossibile assolvere le mie responsabilità cristiane?’ (Matteo 28:19, 20; Efesini 6:4; Ebrei 10:24, 25) ‘O, viceversa, svolgendo questo servizio riuscirei a dedicare più tempo alle attività spirituali, forse intraprendendo il ministero a tempo pieno?’ — Ebrei 6:11, 12.
Se un cristiano in coscienza si sente di svolgere il servizio civile anziché andare in prigione, i compagni di fede dovrebbero rispettare la sua decisione. (Romani 14:10) Se invece conclude di non poterlo svolgere, gli altri dovrebbero comunque rispettare la sua presa di posizione. — 1 Corinti 10:29; 2 Corinti 1:24.

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